Il premio Nobel per la Pace Nadia Murad, insieme al marito, è stata ricevuta da Papa Francesco in un incontro in Vaticano. È il terzo incontro tra i due dopo l’udienza generale del maggio 2017 e l’incontro del 2018 in cui il Pontefice ricevette in dono l’autobiografia del nobel per la Pace “L’ultima ragazza” in cui la giovane ha raccontato la prigionia e le violenze subite dall’ISIS. Papa Francesco raccontò che quel testo doloroso, è stato uno dei motivi che lo ha spinto a scegliere come meta di uno dei suo viaggi apostolici l’Iraq.

Per chi non sapesse la sua storia Nadia Murad, nell’agosto del 2014, fu rapita e tenuta in ostaggio da parte del sedicente Stato Islamico. In un attacco al villaggio della sua comunità yazida, i fondamentalisti uccisero i suoi sei fratelli e sua madre. Lei venne catturata e per diversi mesi fu abusata sessualmente e costretta alla schiavitù. Riuscita a scappare fece riparo in Germania dove iniziò a raccontare la sua storia e dove iniziò il suo impegno sociale. Nel 2016 è stata nominata Ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani e e nel 2018 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace insieme al Dr. Denis Mukwege. La Murad ha in seguito fondato la Nadia’s Initiative, organizzazione che a livello mondiale si occupa del sostegno alle donne e della loro libertà.
 
In un’intervista a Vatican News Nadia Murad sottolinea come l’intervento del Papa nella difesa della causa yazida sia stato un “esempio per gli altri leader religiosi della regione per amplificare il messaggio di tolleranza verso le minoranze religiose come gli yazidi

L’attenzione del mondo oggi deve necessariamente esser rivolto alla situazione delle donne afghane che con la riconquista del potere da parte dei Talebani sono oggetto di discriminazione, violenze e proibizione di attività pubbliche. Sul proprio account twitter Nadia Murad così twitta sull’incontro: “Ringrazio il Papa per avermi accolto ancora una volta in Vaticano. Abbiamo discusso   dell’importanza di sostenere gli yazidi e le altre minoranze in Iraq. Alla luce dei tragici eventi in Afghanistan, ci siamo confrontati sul bisogno di difendere le donne e i sopravvissuti alle violenze sessuali“. 

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