Portraits of Courage: Survivors at the forefront of peace and change

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (A/RES/69/293) ha proclamato il 19 giugno di ogni anno la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Sessuale nei Conflitti, con lo scopo di aumentare la consapevolezza della necessità di porre fine alla violenza sessuale legata ai conflitti, onorare le vittime e i sopravvissuti alla violenza sessuale in tutto il mondo e rendere omaggio a tutti coloro che hanno coraggiosamente dedicato la loro vita – o perso la vita – alla causa dell’eliminazione di questi crimini odiosi.
Per commemorare la 7° Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, la Fondazione Mukwege e Stop Rape Italia, con il supporto del  Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, hanno organizzato una mostra fotografica intitolata Portraits of Courage – Survivors at the forefront of peace and change (Ritratti di Coraggio – Sopravvissute in prima linea per la pace e il cambiamento). Si tratta di ritratti di sopravvissuti alla violenza sessuale legata ai conflitti durante un ritiro per i membri SEMA nel 2019. Tutte le foto sono state scattate da Raegan Hodge – la Senior Communications Specialist della Mukwege Foundation.

Questa iniziativa mette in mostra l’importante ruolo giocato dalle sopravvissute alla violenza sessuale legata ai conflitti nella costruzione della pace e la loro lotta per la giustizia, evidenziando anche il loro percorso da vittime a sopravvissute, e da sopravvissute ad agenti di cambiamento. Ritraendo le sopravvissute come agenti di cambiamento e individui coraggiosi, speriamo che questa mostra fotografica combatta lo stigma associato alla violenza sessuale legata ai conflitti come vittime e incoraggi l’azione politica verso l’inclusione dei sopravvissuti nel processo decisionale e l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti.
Di seguito tutti gli scatti.

La  Dr. Denis Mukwege Foundation sostiene le richieste delle sopravvissute (survivors)per un mondo in cui la violenza sessuale come arma di guerra non sia più tollerata e abbia conseguenze per i singoli perpetratori e per gli stati. La Fondazione lavora per costruire un futuro in cui le survivors ricevano l’assistenza olistica e il risarcimento di cui hanno bisogno per ricostruire le loro vite.
Crea loro le opportunità  di parlare ed essere ascoltate, e contesti dove possono organizzarsi per creare un cambiamento, influenzare le politiche e chiedere giustizia e responsabilità. A tal fine, nel 2017, la Fondazione Mukwege ha avviato la SEMA  – the Global Network for Victims and Survivors to End Wartime Sexual Violence- ( Rete globale delle vittime e dei sopravvissuti per porre fine alla violenza sessuale in tempo di guerra )- per mobilitare le surivivors a partecipare alle questioni che le riguardano.

SEMA attualmente rappresenta le sopravvissute alla CRSV (Conflict-Related Sexual Violence) di oltre 20 paesi che vanno dall’Africa, al Sud America, al Medio Oriente e all’Europa. Lavorando insieme, queste sopravvissute attirano l’attenzione globale sull’uso continuo della violenza sessuale come arma di guerra e chiedono i cambiamenti necessari per porre fine alla violenza e ottenere giustizia. I membri del SEMA  lavorano per influenzare le politiche e i programmi degli stati sostenendo dei cambiamenti nel modo in cui viene affrontata la violenza sessuale nei conflitti. La rete SEMA consente ai suoi membri di condividere esperienze e di imparare direttamente gli uni dagli altri. I membri si sostengono a vicenda, fornendo consigli e parole di forza. Spesso le sopravvissute sono in grado di raggiungere meglio coloro che soffrono ancora in isolamento.

“La violenza sessuale contro le donne indigene illustra il potere della violenza come arma di guerra e di terrore nei conflitti armati”
Carmen
survivor di CRSV e membro SEMA dalla Colombia
“Sogno un giorno di essere la Granduchessa del Congo, per poter lottare contro l'impunità che regna oggi nel mio paese”.
Desanges
survivor di CRSV e membro SEMA dalla Repubblica Democratica del Congo
“Vi esorto a sostenere e includere noi - sopravvissute - nella progettazione dei programmi che sono destinati a noi, perché "non c'è 'Nulla di noi, senza di noi" ”.
Grace
survivor di CRSV e membro SEMA dall'Uganda
“Riconoscere le sopravvissute vuol dire riconoscere la violenza sessuale, le sue conseguenze e, quindi, riconoscere la necessità di prevenirla”.
Guillaumette
survivor di CRSV e membro SEMA dalla Repubblica Democratica delCongo
“Nel mio caso, i nomi dei colpevoli sono noti, i loro volti sono nelle foto”
Iryna
survivor di CRSV e membro SEMA dall'Ucraina
“Uniti ci alziamo, divisi cadiamo”
Mildred
survivor di CRSV e membro SEMA dallo Zimbabwe
“Avevo già perso il mio cuore, non potevo più lottare, ma dopo aver incontrato tutte le sopravvissute, ho guadagnato la forza per diventare una sostenitrice e cercare di ottenere certificati, formazione e riconoscimento”.
Olha
survivor di CRSV e membro SEMA dall'Ucraina
“Voglio che a noi, le vittime sopravvissute, sia dato accesso ai risarcimenti e alla protezione.
Oumou
survivor di CRSV e membro SEMA dalla Guinea
“Oggi sono orgogliosa di condividere la mia storia di passare da vittima a sopravvissuta perché so che farò la differenza per qualcuno che sta iniziando quel viaggio”.
Shyrete
survivor di CRSV e membro SEMA dal Kosovo
"Siamo resilienti e nessuno può fermarci. Dobbiamo lottare per la giustizia e per la nostra generazione futura".
Vasfije
survivor di CRSV e membro SEMA Deputata del Parlamento del Kosovo