25 novembre 2021

Stop Rape Italia nell’ambito del progetto “La resilienza delle sopravvissute allo stupro come arma di guerra, protagoniste di pace e cambiamento” finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione (MAECI) Direzione Generale per gli Affari politici e la Sicurezza, organizza una serie di iniziative per promuovere la sensibilizzazione sul problema della violenza sessuale impiegata come tortura, come strumento di repressione e arma di guerra, individuando nelle Giornate Internazionali connesse al tema della violenza contro le donne, un momento particolarmente idoneo per richiamare l’attenzione del pubblico e della società civile.

Contesto

La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite con Risoluzione n° 54/143 del 17 dicembre 1999. La data è stata scelta per ricordare il 25 novembre 1960 giorno in cui 3 attiviste politiche della Repubblica Domenicana, le sorelle Mirabal, vennero violentate e uccise da uomini dell’esercito domenicano durante la dittatura di Rafael Trujillo.

Le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donnequalsiasi atto di violenza fondata sul genere che comporti, o abbia probabilità di comportare, sofferenze o danni fisici, sessuali o mentali per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella sfera pubblica che in quella privata”. La violenza contro le donne, sia essa fisica, psicologica, sessuale, che comporti mutilazioni genitali e matrimoni precoci, è una delle più diffuse violazioni dei Diritti Umani.

In tutto il mondo le donne subiscono violenza nella loro vita quotidiana, e il periodo di pandemia che abbiamo recentemente affrontato ha esacerbato questa situazione. In alcune parti del mondo la violenza domestica è accettata semplicemente come “parte della vita“. Questo descrive quanto le disuguaglianze di genere ed i sistemi patriarcali siano presenti ovunque e producano un impatto negativo sulle vite di molte donne. Come ha dichiarato Jody Williams, Premio Nobel per la Pace 1997, “Se gli uomini possono colpire le loro partner nell’intimità delle proprie case, quanto è più facile accettare la violenza sessuale nei conflitti, come una sorta di danno collaterale durante il caos e la brutalità della guerra e di altre forme di conflitto.” Il motivo per cui la violenza sessuale si verifica durante i conflitti, viene utilizzata come strumento di tortura, intimidazione e repressione, ha le sue radici in questo scenario di violenza strutturale in tempo di pace.

Attraverso l’iniziativa Il coraggio delle donne Stop Rape Italia( Campagna Italiana contro lo stupro e la violenza sessuale nei conflitti) in collaborazione con il Museo delle Civiltà, la Dr. Denis Mukwege Foundation e la rete SEMA (Global Network of Victims and Survivors to End Wartime Sexual Violence)in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, desiderano promuovere la sensibilizzazione della società civile sul tema della violenza sulle donne  e su come questa possa diventare uno strumento di guerra, quando stupro e violenza sessuale vengono impiegati come arma durante i conflitti.  In particolare, si vuole porre in risalto il coraggio, la forza e la resilienza delle sopravvissute, ed il loro ruolo di agenti del cambiamento, descrivendo l’importanza delle azioni compiute da donne sopravvissute all’orrore di crimini commessi contro di loro, presentando al pubblico esempio di donne coraggiose nazionali e con respiro internazionale.

Attraverso il loro impegno e le loro richieste, le sopravvissute sono in grado di contribuire alla trasformazione dell’attuale cultura di discriminazione e violenza in una cultura di rispetto dei diritti umani. Molto spesso queste donne mettono a rischio la propria vita pur di portare avanti le loro istanze, combattere per un mondo più giusto, garantire alle altre donne il pieno godimento dei loro diritti ed evitare che quanto vissuto da loro si ripeta sulle future generazioni. L’incontro proposto vuole rendere omaggio al coraggio ed alla dignità di queste donne, capaci di ricostruirsi e di trasformare il dolore provato in impegno concreto a favore di tutte. Si vuole anche mettere a disposizione sul piano nazionale quanto portato avanti a livello internazionale dalle rappresentanti della rete SEMA.

Elemento fondamentale e caratterizzante questa iniziativa, la collaborazione con il Museo delle Civiltà.  Il museo, istituzione culturale, fondata sulla conoscenza, investito del ruolo di operatore culturale non si limita alla custodia delle opere, ma svolge 3 fondamentali funzioni tra loro correlate: la conservazione, la creazione (attraverso il confronto con altre fonti di conoscenza) e la diffusione della conoscenza. In questo senso il museo ben si presta ad essere “officina” della creazione e trasformazione della cultura vigente. In particolare il museo rappresenta una realtà in grado non solo di creare conoscenza e cultura, rispondendo a stimoli di tipo intellettuale e culturale, con il dovere di diffondere quanto creato, traendo da ciò la sua legittimazione culturale e sociale, ma nel preciso contesto rappresentato dalle richieste di riparazione delle sopravvissute, ha l’opportunità di trasformarsi in “riparazione collettiva” in grado di ripensare i fatti accaduti, riconoscere le violenze che hanno avuto luogo ed attribuire la responsabilità di quanto accaduto ai colpevoli e non alle vittime.

La conferenza “Il coraggio delle donne”

L’iniziativa Il coraggio delle donne è costituita dalla conferenza che si aggiunge alla mostra fotografica Portrait of Courage: Survivors at the forefront of peace and change realizzata da Raegan Hodge (Senior Communication Specialist della Mukwege Foundation) che dal 16 novembre è esposta presso il Museo delle Civiltà – preistorico etnografico “Luigi Pigorini” . Sarà possibile visitare la mostra fotografica fino al 30 novembre 2021.

L’esposizione è composta da 15 foto scattate nel corso di un laboratorio per i membri SEMA svoltosi nel 2019. I ritratti vogliono rappresentare le sopravvissute come persone coraggiose e agenti del cambiamento impegnate in prima linea, per contribuire a combattere lo stigma associato alla violenza sessuale nei conflitti. La mostra sarà accompagnata dalla proiezione di video gentilmente offerti dalla rete delle sopravvissute SEMA (Global Network of Victims and Survivors to End Wartime Sexual Violence).

La conferenza “Il coraggio delle donne” che avrà luogo nel pomeriggio del 25 novembre presso la sala conferenze del Museo delle Civiltà/preistorico etnografico “Luigi Pigorini” Piazza Guglielmo Marconi, 14 . Sarà possibile seguire in live streaming la conferenza cliccando qui.

La conferenza, oltre ad aprire la mostra fotografica, vuole essere un momento di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne nei suoi diversi aspetti, ma vuole soprattutto evidenziare il coraggio e la forza delle donne che reagiscono a tale violenza e diventano protagoniste, partendo dalle loro terribili esperienze, dell’impegno per il cambiamento necessario per sostituire alla violenza una cultura di pari dignità, uguaglianza e giustizia.

Vuole essere un momento di celebrazione dell’impegno delle donne in tutto il mondo in difesa dei loro diritti, primo fra tutti il diritto ad una vita dignitosa.

Programma

Inizio ore 17:30

-Marta Bifano interpreta “Io sono vita”poema collettivo sopravvissute SEMA
– Saluti di benvenuto: Loretta Paderni – Delegato del Direttore generale Massimo Osanna
– ”Il coraggio delle donne afghane che restano e resistono” – Huma Saeed Ricercatrice afghana
– Intervento di Carmela Lalli Archeologa a Assessore uscente del Municipio IX
– La testimonianza di Linda Moberg sopravvissuta a violenza domestica
(collegamento con l’Avv. Massimiliano Santaiti)
– Ritratti di Coraggio Tibisay Ambrosini Coordinatrice Stop Rape Italia
– Proiezione della performance “Little Bird”

Link per seguire il live streaming https://www.youtube.com/watch?v=nXgjRPBmOBM

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *